PRO LOCO: TESSERA DEL SOCIO DEDICATA A MATERA 2019

Matera – L’Unione delle Pro Loco celebra “Matera 2019” dedicando alla “Capitale Europea della Cultura” la “Tessera del socio Pro Loco 2019” che recherà   un’immagine della città lucana; la card verrà stampata e distribuita a tutti i soci delle Pro Loco d’Italia, in 600mila esemplari.

La card è stata presentata oggi alla stampa nella sede di Fondazione Matera 2019 e sarà distribuita ai 600mila associati delle Pro Loco italiane. Segno distintivo e di appartenenza dell’Unione nazionale Pro Loco d’Italia, composta da oltre 6.200 Pro Loco, la tessera sarà il biglietto da visita di Matera e della Basilicata in tutto il Paese grazie all’azione dei volontari, promotori di tradizioni, cultura e identità.

L’iniziativa rientra nell’intesa fra l’Unione nazionale delle Pro Loco d’Italia e la “Fondazione Matera – Basilicata 2019” che vede una serie di azioni finalizzate alla promozione delle attività di valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale della Basilicata e alla divulgazione del programma di eventi allestito dalla Fondazione, tra i quali la realizzazione da parte dell’Unpli di due importanti manifestazioni che si svolgeranno nel periodo 24-26 maggio 2019.

La tessera rappresenta “uno stimolo per tutte le attività culturali delle Pro Loco in Italia, ampiamente riconosciute a tutti i livelli per la salvaguardia del patrimonio immateriale del nostro Paese” dichiara Antonino La Spinapresidente dell’Unione nazionale delle Pro Loco d’Italia (Unpli). “È elemento imprescindibile per noi – continua –  contribuire concretamente alla celebrazione di Matera a Capitale europea della cultura in quanto Matera 2019 non è solo la festa di Matera ma dell’intero Paese”

“Ampia soddisfazione per il riconoscimento ricevuto da parte dell’Unpli che dimostra l’attenzione delle Pro Loco nei confronti della città di Matera. Questo è l’avvio di una serie di iniziative che hanno il duplice obiettivo di spingere il tesseramento soci delle Pro Loco d’Italia e  di promuovere gli eventi che caratterizzeranno Matera 2019 anche attraverso il passaporto culturale per il cittadino temporaneo che lanceremo prossimamente”, afferma il presidente di “Fondazione Matera – Basilicata 2019” Salvatore Adduce.

Per il direttore di Matera 2019 Paolo Verri: “Il turista non è visto più come turista ma come cittadino temporaneo, un concittadino con cui scambiarsi storie. Avere dunque uno strumento di promozione così capillare come la tessera dell’Unione delle Pro Loco, che arriva ad un pubblico attento, significa lavorare per migliorare l’accoglienza e la qualità della vita della città che è il principio alla base della candidatura di Matera a Capitale europea della cultura 2019”.

È questa la seconda iniziativa dell’Unpli a Matera, spiega il presidente Pro Loco Unpli Basilicata e membro della Giunta nazionale Unpli con delega a Matera 2019 Rocco Franciosa: “Nel 2010  la realizzazione del più grande presepe del mondo nei Sassi, oggi questa grande opportunità per Matera e la Basilicata che ci auspichiamo possa continuare oltre il 2019 con un percorso che prevede qui a Matera il raduno delle Pro Loco lucane quando affronteremo insieme il tema della cultura e del turismo”.

“La tessera del socio Pro Loco 2019 è il segno distintivo di tutti i soci delle Pro Loco italiane e una opportunità di vantaggi per i volontari che offrono il proprio apporto nella valorizzazione del patrimonio culturale che grazie all’iniziativa di quest’anno diventeranno parte di questa grande iniziativa”, aggiunge Rocco Lauciello, responsabile nazionale Unpli Tessera del socio e presidente Unpli Puglia.

Alla conferenza stampa erano presenti anche l’assessore al Turismo del Comune di Matera Mariangela Liantonio,  il responsabile Promozione e sviluppo dell’Apt Basilicata Gianni Lacorazza e il presidente Pro Loco di Matera Claudio Rospi, il consigliere nazionale Pierfranco De Marco e il responsabile nazionale della promozione delle attività musicali Unpli Pasquale Menchise.

Fonte: www.unplibasilicata.it

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Il Popolo

Composto da un numero variabile di persone, che indossano prevalentemente abiti di fortuna che ritraggono figure femminili. Durante il processo incitano la corte a condannare a morte Carnevale, che durante l’anno ha approfittato della loro bontà.

La Legge

Forza esecutrice del processo a carnevale.

Composta dal giudice; colui che condanna a morte Carnevale, con la “Cioccola”, che verrà usata durante il processo per zittire la gente. L’avvocato d’accusa, che accuserà Carnevale di aver bevuto e mangiato a crepapelle nelle case del paese con un’arringa dalle futili argomentazioni. L’avvocato di difesa che cercherà in tutti i modi di scagionarlo, portando esempi riferiti a fatti più gravi avvenuti durante l’anno trascorso nella comunità. Vestiti tipici di questi ruoli sono quelli di uso comune all’interno di una corte.

Le Guardie

Rappresentano l’ordine pubblico con finti fucili di legno e maschere di pelle. Indossano divise di colore verde (giacca, pantalone e cravatta), camicie verdi o nere e scarponi.

Per tutto il giorno due di loro hanno il compito di tenere incatenato Carnevale, che a fine giornata sarà fucilato. Gli altri due, invece, cercano invano di trattenere l’Urs che con la sua forza selvaggia scappa spaventando vecchi e bambini.

U Miedc

Vestito con abiti eleganti e soprabito. Impugna la valigetta con gli attrezzi del mestiere.  Seguito da due infermieri vestiti di bianco e una valigetta di pronto intervento.

Sono sempre allerta per soccorrere Carnevale, quando cade a terra e si sente male, per aver mangiato e bevuto troppo.

U' P'zzent

Rappresenta l’uomo povero.

Porta un pastrano e un cappello nero, a tracolla un sacco “à vertul” dove mette le offerte culinarie. È il capofila della mascherata è lui ad indicare il percorso. Bussa alle porte con la “Cioccola”,  Le maschere di Teana non parlano per non farsi riconoscere, ma lui è l’unica Maschera, che camuffando la voce, ha il privilegio di pronunciare un’unica parola “U Zizz”

Una vecchia credenza dice che i morti bussano alle porte delle case, e il pezzente è proprio la figura che fa da tramite tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Bussando alle porte tutti gli danno da bere e da mangiare. Questo gesto viene considerato dagli anziani come un’indulgenza per l’aldilà.

U' Portafurtun

Offre la fortuna alla gente in cambio di qualche dono, che un tempo erano pietanze tipiche come uova e salsicce, mentre oggi qualche moneta.

Porta un mantello nero, maschera di pelle e una gabbietta fatta con rami di salice intrecciato a fili di metallo con dentro due colombe. Sulla parte superiore della gabbia due corna di Caprone. Di fianco la gabbietta si trova un piccolo cestino con dei bigliettini su cui c’è scritta la fortuna del cliente, proverbi antichi scritti in dialetto.

Le colombe simboleggiano il messaggio che arriva dalla Natura per prevedere il destino di chi prede il biglietto. Questa maschera non ha una postazione precisa, ma è libera di vagare per l’allegro corteo disordinato ed entrare nelle case, perché le maschere sono considerate di buon auspicio e nessuno osa cacciarle via.

Gli Sposi

Con la loro unione simboleggiando l’inizio di una nuova vita. Vanno a braccetto. Ballano come una vera coppia nel giorno del matrimonio, girano qua e là tra i partecipanti della mascherata portando allegria e invitando tutti a ballare.

Il vestito della Sposa, rigorosamente bianco, una parrucca cucina al velo e un bouquet realizzato ogni anno con spezie tipiche del luogo (rosmarino, origano, peperoncino). Il vestito dello Sposo è scuro ed elegante, indossa un cappello.

Carnuluvar e Quaremma

CARNULUVAR

È per lui che si organizza lo spettacolo. Deriso da tutti, rappresenta i vizi dell’uomo, ingordo, ubriacone indebitato; in testa porta un cappello di paglia “a paghjiett”, il volto coperto da una maschera di iuta, indossa abiti di velluto (pantalone, giacca e gilet) e una camicia di cotone bianca che copre un grosso pancione che ne ostacola i movimenti, al collo porta “u sauzizz” che ha rubato e mangiato nelle case del paese, impugna un bastone con in alto legata una bottiglia di vino dalla quale si disseta durante la sfilata. Legato con funi viene trascinato dalle guardie. Durante l’allegra processione cade a terra ripetute volte. Alcune leggende narrano, che le cadute di Carnevale simboleggiano le cadute di Gesù durante la processione del venerdì santo. Come Gesù anche lui sa che alla fine dello “spettacolo” verrà condannato a morte.

QUAREMM

Moglie di Carnevale. Porta sul capo un fazzoletto e uno scialle nero, camicia bianca, gonna nera e calze di lana grezza. Raffigura la quaresima. Piange, si dispera perché perderà il marito e toccherà a lei pagare i debiti di Carnevale. Porta con sè un fuso e la lana che filerà durante tutta la mascherata. Il fuso rappresenta la vita, la lana avvolta in un gomitolo il tempo che passa.

FAMIGLIA CARNLUVAR

Composta da sei figlie femmine Anna, Susanna Rebecca e Ribanna, Cecilia, Sabbetta e solo un figlio maschio “Taramanno”. Vestiti con abiti di fortuna che richiamano l’antichità delle maschere. (Vesti lunghe, calze grezze, gonne larghe, camicette e giacchette di lana sottile, scarponi – Abiti di velluto scuri, cappello che richiamano lo stile del padre).

L'Urs

Rappresenta la natura selvaggia, un connubio tra Uomo e Natura. Si nasconde nei boschi e torna nel paese solo nel periodo di carnevale.

Si narra che, gli sposi che non riuscivano ad avere figli facevano entrare l’Urs nella camera da letto come segno di buon auspicio. È un costume di pelle di caprone, adeguatamente lavorata, stagionata e cucita artigianalmente; adornata con 3 campanacci, 2 piccole e 1 media, sorretti da un’imbracatura di catene che si prolungano dal dorso per consentire la presa de l’Urs da parte delle guardie.

Sul lato posteriore, è sorretta dalla stessa imbracatura “á camastr”. Parte integrante di questo costume è “u munnul” (un bastone con uno straccio che veniva usato dalle donne per stemperare il forno e purificarlo dalla cenere) che viene impugnato dalla maschera, bagnato nelle fontanelle e lanciato contro i passanti come segno di purificazione.