COMUNICATO CONGIUNTO SUL MISKIGLIO DEL SERRAPOTAMO DEL 9 APRILE 2021

Comunicato Ufficiale
Comunicato Ufficiale

COMUNICATO CONGIUNTO SUL MISKIGLIO DEL SERRAPOTAMO DEL 9 APRILE 2021

PRO LOCO TEANA, COMUNE DI TEANA, COMUNE DI FARDELLA, COMUNE DI CHIAROMONTE, PRO LOCO LE TORRI, COMUNE DI CALVERA, PRO LOCO CALVERA, ASSOCIAZIONE LA LENTE

Il Miskiglio è il nome che si da a un insieme di farine (cereali e leguminose) tipiche della Valle del Serrapotamo, territorio appartenente alle regioni agrarie del versante settentrionale del Pollino e della montagna del Medio Agri, che comprende quattro comuni: Teana, Fardella, Chiaromonte e Calvera. Da questo insieme di farine si ottiene un tipo di pasta ricco di storia e di cultura, identitario dei popoli che vivono tali luoghi, ma al tempo stesso povero nella sua composizione. Infatti questo miscuglio ha origine proprio per contrastare la povertà che questi paesi si trovavano a vivere quando la sola farina di semola era un lusso e si aggiungeva ad essa la farina di legumi di cui il territorio abbondava di coltivazione. (De Vita – Zanini, 2004: 303-304) 

La semola usata era prevalentemente quella ottenuta dal tipico grano tenero (antico), coltivato in questo territorio, cioè la varietà “carosella”, mentre per quanto riguarda i legumi, le farine usate erano quelle di fave e di ceci che potevano essere utilizzate insieme o singolarmente, in base alla ricetta tipica di ogni comune. Nella preparazione dell’impasto viene messo per ogni persona “na iunt” di farina (quantità contenuta nell’unione delle due mani), nella proporzione di un terzo di farina di legumi e due terzi di farina di grano tenero. Le farine vengono setacciate direttamente sulla spianatoia, e in seguito viene fatto un buco centrale dove vi si versa l’acqua. Il tutto viene amalgamato fino ad ottenere un impasto omogeneo e non troppo molle. L’impasto viene steso con il palmo delle mani, ricavati dei cilindri, più o meno grandi che vengono strascinati tanto quanto si devono “accuppulare” (rivoltarsi) sulla mano. Nasce così “U’  Raskatiell”.

Il sugo, utilizzato per condire il piatto, deve essere “scind” (acquoso), quasi una zuppa da poter essere mangiata con il cucchiaio o con il pane, composto da olio, aglio, peperone fresco, pomodori freschi o pomodorini; inoltre possono essere fatti anche “sfritti” con aglio, olio e “zafaran pisat”(peperone secco in polvere), in base alla tipicità del comune in cui ci si trova a degustare il piatto.(Bove – Galgano et a.l., 2017 EditricElmes srl)

Per quanto documentato  finora, ci vediamo costretti a prendere le distanze dalle inesattezze commesse sulla manifattura e sul condimento del piatto, riportato dallo chef che ha promosso questo prodotto in modo inadeguato, durante il programma televisivo, andato in onda il 6 Aprile 2021 su Rai Uno “E’ sempre Mezzogiorno”. Pur avendo avuto precedenti contatti e avendo mantenuto cordiali rapporti con i comuni della Valle del Serrapotamo, nessuno di questi è stato contattato da parte dello chef al fine di ricevere informazioni per un’ottimale riuscita della puntata. Solo grazie alla sorveglianza che la Pro Loco Teana svolge sulle proprie tradizioni e su come queste vengono divulgate, si è riusciti ad intercettare un post nel quale si pubblicizzava la partecipazione alla trasmissione da parte dello chef. Appena appresa la notizia si è tempestivamente intervenuti inviando tutta la documentazione esplicativa della storia e della composizione del piatto, fiduciosi che tale materiale sarebbe stato accolto ed elaborato al fine di garantire trasparenza e veridicità di informazione e divulgazione della tradizione. Nonostante dalla puntata emerge la volontà dello chef di riproporre fedelmente la ricetta, il risultato è quanto di più lontano dalla tradizione stessa. 

La promozione di una tradizione come quella del Miskiglio del Serrapotamo, che è identitaria di un popolo, non può avvenire solo attraverso la menzione dei paesi che la custodiscono, ma deve necessariamente passare attraverso lo studio dettagliato e curato di ogni aspetto che la compone. Solo dopo aver compiuto questi passi è possibile effettuare una eventuale variante o rivisitazione.

Riconoscimenti:

L’ 01 Luglio 2015 è stato registrato il Marchio d’ impresa dei Raskatiell di Fardella ed il marchio Sagra dei Raskatiell di Fardella, inoltre il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito i Raskatiell di legumi dì Fardella e la Sagra dei Raskatielli di Fardella nella lista dei PRODOTTI AGROALIMENTARI TRADIZIONALI della regione Basilicata (PAT) con DM n. 350/ 1999.

Il 12 Marzo 2019 (GU Serie Generale n.60 del 12-03-2019 – Suppl. Ordinario n. 9) il Raskatiello di Miskiglio di Teana è stato inserito nell’elenco dei PRODOTTI AGROALIMENTARI TRADIZIONALI italiani (PAT), con DM n. 350/ 1999, istituito dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo (Mipaaft) che ha anche il compito di promuoverne la conoscenza a livello nazionale e all’estero.

Diffidate dalle imitazioni, potete conoscere la vera storia del Miskiglio del Serrapotamo e gli eventi ad esso correlati a:

Teana: http://prolocoteana.it/; https://www.facebook.com/TeanaProloco;

Fardella: https://www.visitfardella.it/; https://www.facebook.com/comunedifardella;

Chiaromonte: http://chiaromonte.gov.it/hh/index.php; https://www.facebook.com/prolocoletorri.it;

Calvera: https://comune.calvera.pz.it/webcalvera/site/calvera; https://www.facebook.com/prolococalvera; https://www.facebook.com/LaLenteOnlusa;

 

Aderiscono a tale iniziativa:

Pro Loco Teana APS

Comune di Teana

Comune di Fardella

Comune di Chiaromonte

Pro Loco Le Torri

Comune di Calvera

Pro Loco Calvera

Associazione La Lente

 

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Il Popolo

Composto da un numero variabile di persone, che indossano prevalentemente abiti di fortuna che ritraggono figure femminili. Durante il processo incitano la corte a condannare a morte Carnevale, che durante l’anno ha approfittato della loro bontà.

La Legge

Forza esecutrice del processo a carnevale.

Composta dal giudice; colui che condanna a morte Carnevale, con la “Cioccola”, che verrà usata durante il processo per zittire la gente. L’avvocato d’accusa, che accuserà Carnevale di aver bevuto e mangiato a crepapelle nelle case del paese con un’arringa dalle futili argomentazioni. L’avvocato di difesa che cercherà in tutti i modi di scagionarlo, portando esempi riferiti a fatti più gravi avvenuti durante l’anno trascorso nella comunità. Vestiti tipici di questi ruoli sono quelli di uso comune all’interno di una corte.

Le Guardie

Rappresentano l’ordine pubblico con finti fucili di legno e maschere di pelle. Indossano divise di colore verde (giacca, pantalone e cravatta), camicie verdi o nere e scarponi.

Per tutto il giorno due di loro hanno il compito di tenere incatenato Carnevale, che a fine giornata sarà fucilato. Gli altri due, invece, cercano invano di trattenere l’Urs che con la sua forza selvaggia scappa spaventando vecchi e bambini.

U Miedc

Vestito con abiti eleganti e soprabito. Impugna la valigetta con gli attrezzi del mestiere.  Seguito da due infermieri vestiti di bianco e una valigetta di pronto intervento.

Sono sempre allerta per soccorrere Carnevale, quando cade a terra e si sente male, per aver mangiato e bevuto troppo.

U' P'zzent

Rappresenta l’uomo povero.

Porta un pastrano e un cappello nero, a tracolla un sacco “à vertul” dove mette le offerte culinarie. È il capofila della mascherata è lui ad indicare il percorso. Bussa alle porte con la “Cioccola”,  Le maschere di Teana non parlano per non farsi riconoscere, ma lui è l’unica Maschera, che camuffando la voce, ha il privilegio di pronunciare un’unica parola “U Zizz”

Una vecchia credenza dice che i morti bussano alle porte delle case, e il pezzente è proprio la figura che fa da tramite tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Bussando alle porte tutti gli danno da bere e da mangiare. Questo gesto viene considerato dagli anziani come un’indulgenza per l’aldilà.

U' Portafurtun

Offre la fortuna alla gente in cambio di qualche dono, che un tempo erano pietanze tipiche come uova e salsicce, mentre oggi qualche moneta.

Porta un mantello nero, maschera di pelle e una gabbietta fatta con rami di salice intrecciato a fili di metallo con dentro due colombe. Sulla parte superiore della gabbia due corna di Caprone. Di fianco la gabbietta si trova un piccolo cestino con dei bigliettini su cui c’è scritta la fortuna del cliente, proverbi antichi scritti in dialetto.

Le colombe simboleggiano il messaggio che arriva dalla Natura per prevedere il destino di chi prede il biglietto. Questa maschera non ha una postazione precisa, ma è libera di vagare per l’allegro corteo disordinato ed entrare nelle case, perché le maschere sono considerate di buon auspicio e nessuno osa cacciarle via.

Gli Sposi

Con la loro unione simboleggiando l’inizio di una nuova vita. Vanno a braccetto. Ballano come una vera coppia nel giorno del matrimonio, girano qua e là tra i partecipanti della mascherata portando allegria e invitando tutti a ballare.

Il vestito della Sposa, rigorosamente bianco, una parrucca cucina al velo e un bouquet realizzato ogni anno con spezie tipiche del luogo (rosmarino, origano, peperoncino). Il vestito dello Sposo è scuro ed elegante, indossa un cappello.

Carnuluvar e Quaremma

CARNULUVAR

È per lui che si organizza lo spettacolo. Deriso da tutti, rappresenta i vizi dell’uomo, ingordo, ubriacone indebitato; in testa porta un cappello di paglia “a paghjiett”, il volto coperto da una maschera di iuta, indossa abiti di velluto (pantalone, giacca e gilet) e una camicia di cotone bianca che copre un grosso pancione che ne ostacola i movimenti, al collo porta “u sauzizz” che ha rubato e mangiato nelle case del paese, impugna un bastone con in alto legata una bottiglia di vino dalla quale si disseta durante la sfilata. Legato con funi viene trascinato dalle guardie. Durante l’allegra processione cade a terra ripetute volte. Alcune leggende narrano, che le cadute di Carnevale simboleggiano le cadute di Gesù durante la processione del venerdì santo. Come Gesù anche lui sa che alla fine dello “spettacolo” verrà condannato a morte.

QUAREMM

Moglie di Carnevale. Porta sul capo un fazzoletto e uno scialle nero, camicia bianca, gonna nera e calze di lana grezza. Raffigura la quaresima. Piange, si dispera perché perderà il marito e toccherà a lei pagare i debiti di Carnevale. Porta con sè un fuso e la lana che filerà durante tutta la mascherata. Il fuso rappresenta la vita, la lana avvolta in un gomitolo il tempo che passa.

FAMIGLIA CARNLUVAR

Composta da sei figlie femmine Anna, Susanna Rebecca e Ribanna, Cecilia, Sabbetta e solo un figlio maschio “Taramanno”. Vestiti con abiti di fortuna che richiamano l’antichità delle maschere. (Vesti lunghe, calze grezze, gonne larghe, camicette e giacchette di lana sottile, scarponi – Abiti di velluto scuri, cappello che richiamano lo stile del padre).

L'Urs

Rappresenta la natura selvaggia, un connubio tra Uomo e Natura. Si nasconde nei boschi e torna nel paese solo nel periodo di carnevale.

Si narra che, gli sposi che non riuscivano ad avere figli facevano entrare l’Urs nella camera da letto come segno di buon auspicio. È un costume di pelle di caprone, adeguatamente lavorata, stagionata e cucita artigianalmente; adornata con 3 campanacci, 2 piccole e 1 media, sorretti da un’imbracatura di catene che si prolungano dal dorso per consentire la presa de l’Urs da parte delle guardie.

Sul lato posteriore, è sorretta dalla stessa imbracatura “á camastr”. Parte integrante di questo costume è “u munnul” (un bastone con uno straccio che veniva usato dalle donne per stemperare il forno e purificarlo dalla cenere) che viene impugnato dalla maschera, bagnato nelle fontanelle e lanciato contro i passanti come segno di purificazione.