A Matera la Sfilata di “Carnevali e Maschere della Lucania a valenza antropologica e culturale”

Programma

ore 16: partenza dal terminal bus di piazza Matteotti e arrivo a piazza Marconi con gli autobus seguendo il percorso via Moro, via Rosselli, via Annunziatella, via Marconi, via Sicilia per la discesa dei figuranti.

Raduno dei figuranti a piazza Marconi per saluto ai cittadini e preparativi della sfilata

Partenza parata ore 17 da piazza Marconi

Percorso: piazza Marconi, via Annunziatella, via XX Settembre, via Amendola, via Piave, via d’Addozio, via Madonna delle Virtù, piazza San Pietro (breve sosta per saluto ai cittadini), via Buozzi, via Ridola, piazzetta Pascoli, via Ridola, via del Corso, piazza Vittorio Veneto (breve sosta per saluto ai cittadini), via Roma, piazza Matteotti.

ore 21 arrivo in piazza Matteotti e saluto finale ai cittadini.

Accoglienza dei figuranti da parte dei volontari ed accompagnamento presso i locali del Comune per sosta di servizio e saluto degli amministratori.

L’evento è promosso dal Comune di Matera in collaborazione con la Rete dei  Carnevali e maschere della Lucania a valenza antropologica e culturale”, Pro Loco Unpli Basilicata e Fondazione Matera-Basilicata 2019.

Partecipano alla sfilata le maschere di Tricarico, l’Urs e il Carnevale di Teana, le Maschere Cornute di Aliano, il Campanaccio di San Mauro Forte, il Carnevalone di Montesaglioso, l’Urs e il Rumita di Satriano, i Domini di Lavello e il Carnevale di Cirigliano.

La “Rete Carnevali e Maschere della Lucania a valenza antropologica e culturale” è composta dagli 8 carnevali storici lucani riconosciuti dalla Regione come “patrimonio immateriale” e dalle Pro Loco degli 8 comuni di Tricarico, Montescaglioso, Teana, Aliano, Lavello, San Mauro Forte, Cirigliano e Satriano con Associazione Al Parco, sotto l’egida del Comitato regionale Pro Loco Unpli Basilicata, della Regione e di Apt Basilicata.
La sottoscrizione dell’atto costitutivo da parte dei rappresentanti delle Pro Loco degli 8 comuni lucani coinvolti nella Rete, della Dirigente dell’Ufficio Sistemi Culturali e Turistici della Regione Basilicata, Patrizia Minardi, del Presidente Unpli Basilicata, Rocco Franciosa e del presidente della Rete, l’avvocato Rocco Stasi, è avvenuta alla presenza del notaio Vito Nobile. L’idea di costituire una rete dei carnevali e delle maschere lucane è nata grazie alle precedenti esperienze realizzate dalla Pro Loco di Tricarico fuori regione, come la partecipazione nel 2008 al progetto Cantieri Creativi che univa i carnevali più rappresentativi d’Italia, e l’adesione alla Rete dei Carnevali del Sud Italia. E’ iniziato così un percorso virtuoso che ha portato le maschere di Tricarico su palcoscenici internazionali; un cammino che la Pro Loco del comune materano ha voluto condividere con gli altri comuni lucani, proponendo, nel 2014, la costituzione di una rete interna alla regione, al fine di poter crescere tutti insieme, creare anche eventi aggiuntivi destagionalizzati, e coordinarsi in modo da creare dei percorsi dei carnevali senza sovrapporsi.
La Minardi ha espresso grande soddisfazione per il traguardo raggiunto grazie alla capacità dimostrata dai comuni della Basilicata di saper andare oltre i singoli protagonismi per lavorare tutti insieme nell’importante opera di valorizzazione e promozione delle straordinarie identità lucane sia all’interno che all’esterno della regione.
Rocco Franciosa ha invece sottolineato come il mondo delle Pro Loco in questi anni sia riuscito ad agire in sinergia, investendo e credendo nel proprio patrimonio culturale immateriale e materiale, anche grazie al sostegno e alla spinta della Regione Basilicata e dell’Apt. Il presidente Unpli Basilicata ha inoltre ricordato che grazie all’Unpli Nazionale che ha sottoscritto un Protocollo d’Intesa con il Mibact e ricevuto la conferma del riconoscimento Unesco come Associazione per la salvaguardia e la promozione del patrimonio materiale e immateriale, saranno messi in campo una serie di iniziative che coinvolgeranno i singoli borghi lucani.
La neo Rete, la cui dirigenza è stata affidata al presidente Rocco Stasi, al vicepresidente Rocco D’Elicio, al tesoriere Gaetano Vitale e al segretario Vicenzo Salvo, avrà sede legale presso la Pro Loco di Tricarico.
L’importante iniziativa della “Rete Carnevali e Maschere della Lucania a valenza antropologica e culturale” si inserisce nel contenitore “Matera Capitale europea della Cultura 2019” offrendo tutte le bellezze e le peculiarità delle piccole realtà lucane, con l’obiettivo di consentire lo sviluppo anche dei piccoli borghi della Basilicata, insieme alla Città di Matera.

Il presidente della Rete, Rocco Stasi, ha affermato che la tradizione dei carnevali rappresenta la più intima essenza del popolo lucano, e diventa elemento di aggregazione che esalta lo spirito identitario, donando forza e determinazione per continuare ad amare la propria terra e a vivere in questi luoghi.

Altre News

Il Popolo

Composto da un numero variabile di persone, che indossano prevalentemente abiti di fortuna che ritraggono figure femminili. Durante il processo incitano la corte a condannare a morte Carnevale, che durante l’anno ha approfittato della loro bontà.

La Legge

Forza esecutrice del processo a carnevale.

Composta dal giudice; colui che condanna a morte Carnevale, con la “Cioccola”, che verrà usata durante il processo per zittire la gente. L’avvocato d’accusa, che accuserà Carnevale di aver bevuto e mangiato a crepapelle nelle case del paese con un’arringa dalle futili argomentazioni. L’avvocato di difesa che cercherà in tutti i modi di scagionarlo, portando esempi riferiti a fatti più gravi avvenuti durante l’anno trascorso nella comunità. Vestiti tipici di questi ruoli sono quelli di uso comune all’interno di una corte.

Le Guardie

Rappresentano l’ordine pubblico con finti fucili di legno e maschere di pelle. Indossano divise di colore verde (giacca, pantalone e cravatta), camicie verdi o nere e scarponi.

Per tutto il giorno due di loro hanno il compito di tenere incatenato Carnevale, che a fine giornata sarà fucilato. Gli altri due, invece, cercano invano di trattenere l’Urs che con la sua forza selvaggia scappa spaventando vecchi e bambini.

U Miedc

Vestito con abiti eleganti e soprabito. Impugna la valigetta con gli attrezzi del mestiere.  Seguito da due infermieri vestiti di bianco e una valigetta di pronto intervento.

Sono sempre allerta per soccorrere Carnevale, quando cade a terra e si sente male, per aver mangiato e bevuto troppo.

U' P'zzent

Rappresenta l’uomo povero.

Porta un pastrano e un cappello nero, a tracolla un sacco “à vertul” dove mette le offerte culinarie. È il capofila della mascherata è lui ad indicare il percorso. Bussa alle porte con la “Cioccola”,  Le maschere di Teana non parlano per non farsi riconoscere, ma lui è l’unica Maschera, che camuffando la voce, ha il privilegio di pronunciare un’unica parola “U Zizz”

Una vecchia credenza dice che i morti bussano alle porte delle case, e il pezzente è proprio la figura che fa da tramite tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Bussando alle porte tutti gli danno da bere e da mangiare. Questo gesto viene considerato dagli anziani come un’indulgenza per l’aldilà.

U' Portafurtun

Offre la fortuna alla gente in cambio di qualche dono, che un tempo erano pietanze tipiche come uova e salsicce, mentre oggi qualche moneta.

Porta un mantello nero, maschera di pelle e una gabbietta fatta con rami di salice intrecciato a fili di metallo con dentro due colombe. Sulla parte superiore della gabbia due corna di Caprone. Di fianco la gabbietta si trova un piccolo cestino con dei bigliettini su cui c’è scritta la fortuna del cliente, proverbi antichi scritti in dialetto.

Le colombe simboleggiano il messaggio che arriva dalla Natura per prevedere il destino di chi prede il biglietto. Questa maschera non ha una postazione precisa, ma è libera di vagare per l’allegro corteo disordinato ed entrare nelle case, perché le maschere sono considerate di buon auspicio e nessuno osa cacciarle via.

Gli Sposi

Con la loro unione simboleggiando l’inizio di una nuova vita. Vanno a braccetto. Ballano come una vera coppia nel giorno del matrimonio, girano qua e là tra i partecipanti della mascherata portando allegria e invitando tutti a ballare.

Il vestito della Sposa, rigorosamente bianco, una parrucca cucina al velo e un bouquet realizzato ogni anno con spezie tipiche del luogo (rosmarino, origano, peperoncino). Il vestito dello Sposo è scuro ed elegante, indossa un cappello.

Carnuluvar e Quaremma

CARNULUVAR

È per lui che si organizza lo spettacolo. Deriso da tutti, rappresenta i vizi dell’uomo, ingordo, ubriacone indebitato; in testa porta un cappello di paglia “a paghjiett”, il volto coperto da una maschera di iuta, indossa abiti di velluto (pantalone, giacca e gilet) e una camicia di cotone bianca che copre un grosso pancione che ne ostacola i movimenti, al collo porta “u sauzizz” che ha rubato e mangiato nelle case del paese, impugna un bastone con in alto legata una bottiglia di vino dalla quale si disseta durante la sfilata. Legato con funi viene trascinato dalle guardie. Durante l’allegra processione cade a terra ripetute volte. Alcune leggende narrano, che le cadute di Carnevale simboleggiano le cadute di Gesù durante la processione del venerdì santo. Come Gesù anche lui sa che alla fine dello “spettacolo” verrà condannato a morte.

QUAREMM

Moglie di Carnevale. Porta sul capo un fazzoletto e uno scialle nero, camicia bianca, gonna nera e calze di lana grezza. Raffigura la quaresima. Piange, si dispera perché perderà il marito e toccherà a lei pagare i debiti di Carnevale. Porta con sè un fuso e la lana che filerà durante tutta la mascherata. Il fuso rappresenta la vita, la lana avvolta in un gomitolo il tempo che passa.

FAMIGLIA CARNLUVAR

Composta da sei figlie femmine Anna, Susanna Rebecca e Ribanna, Cecilia, Sabbetta e solo un figlio maschio “Taramanno”. Vestiti con abiti di fortuna che richiamano l’antichità delle maschere. (Vesti lunghe, calze grezze, gonne larghe, camicette e giacchette di lana sottile, scarponi – Abiti di velluto scuri, cappello che richiamano lo stile del padre).

L'Urs

Rappresenta la natura selvaggia, un connubio tra Uomo e Natura. Si nasconde nei boschi e torna nel paese solo nel periodo di carnevale.

Si narra che, gli sposi che non riuscivano ad avere figli facevano entrare l’Urs nella camera da letto come segno di buon auspicio. È un costume di pelle di caprone, adeguatamente lavorata, stagionata e cucita artigianalmente; adornata con 3 campanacci, 2 piccole e 1 media, sorretti da un’imbracatura di catene che si prolungano dal dorso per consentire la presa de l’Urs da parte delle guardie.

Sul lato posteriore, è sorretta dalla stessa imbracatura “á camastr”. Parte integrante di questo costume è “u munnul” (un bastone con uno straccio che veniva usato dalle donne per stemperare il forno e purificarlo dalla cenere) che viene impugnato dalla maschera, bagnato nelle fontanelle e lanciato contro i passanti come segno di purificazione.